giovedì 30 maggio 2013

tre diavoli al giro 2

Sabato ci svegliamo con un sole incoraggiante, neve sui prati di Villabassa, la giornata ideale per sciare.....ah, no, siamo qui per il Giro. La colazione è abbondante, il menu ciclistico del giorno prevede il recupero di Anto a San Candido, la salita al passo di Santa Croce Comelico (ma chiamamolo Kreuzberg che fa più figo), il tuffo verso Auronzo di Cadore e una lunga risalita verso il Lago di Misurina e le Drei Zinnen dove arriverà la tappa, pesantemente tagliata per neve (addio al Giau soprattutto) Tabella di marcia apparentemente tranquilla, abbiamo una settantina di km verso Misurina dai nostri calcoli approssimati: ciclabile tranquilla fino a San Candido, fotina in piazza, salita verso Sexten: via via che saliamo il cielo si oscura, quando la salita inizia a farsi seria ci troviamo in mezzo a una nevicata, neve ai lati della strada e temperatura in brusco calo. Non ci lasciamo intimorire e affrontiamo con calma la prima asperità di giornata, in un silenzio quasi irreale: passa qualche macchina diretta a Dobbiaco, quasi nessuno dalla nostra parte. Al passo ci fotografa un turista berlinese, scherziamo sul bel sole italiano e ci lanciamo prudentemente in una discesa ripida e tortuosa nel bosco. La neve, una cascata al lato della strada, l'atmosfera irreale per una pedalata di fine maggio ci incoraggiano a scendere piano. Raggiungiamo Palode, Melk in pieno trip positivo inizia a parlare di quanto qui i ciclisti siano rispettati, evocando l'ira del dio degli automobilisti stronzi: 30 secondi dopo una rinco svolta last minute su una laterale tagliando la strada ad Anto e urtandogli la ruota: per fortuna niente caduta e nessun danno ma per la prima volta in 6 anni vedo "Gandhi" Anto incazzarsi e lanciarsi in un infruttuoso inseguimento ("volevo solo farle capire che poteva sbilanciarmi, dirà successivamente").  Surprise surprise, il Cadore ci offre, solamente per noi, il passo S.Antonio, sfuggito al nostro occhio ebbro mentre studiavamo il percorso a tavola su una mappa 1:1.000.000. Passetto solo apparentemente innocuo, con un paio di drittoni al 10 % e rotti che affrontiamo con tranquillità: sto iniziando a ricordare dettagli sulla mia unica salita (in mtb) alle Tre Cime e uno storico resoconto del Gallus con sviluppi metrici del 34*28 soste tecniche e gel ad assorbimento rapido come unica tecnica per arrivare vivi in vetta: nel dubbio, risparmiamo le forze. Al passo, sguardo al Lago di S.Anna e tuffo verso gli 850 m di Auronzo di Cadore. Le cime innevate si specchiano nel lago, cerchiamo un baretto panoramico ma ripieghiamo su un'accogliente paninoteca del centro con ottima selezione musicale di classic rock: cioccolata calda e panino, un caffè e ci riavviamo con calma. Ci aspettano 900 m di salita fino al lago di Misurina e poi, se il tempo regge, la battaglia per salire alle Tre Cime. Anto realizza che ce la siamo presa troppo calma, sbaglia il conteggio dei km e decide che il tempo stringe piantando un ritmo sostenuto in salita: andiamo insieme per qualche km, poi con Melk decidiamo di andare più tranquilli. Per strada non c'è quasi nessuno, poi addirittura la polizia blocca le auto (si sale solo con le navette) e abbiamo la strada tutta per noi. Passiamo nel bosco accanto a montagne meravigliose su una strada tutta per noi: irreale ed emozionante, se non fosse per qualche drittone al 12%. Intanto il tempo peggiora rapidamente e inizia a nevischiare, affrontiamo qualche tornante ed entriamo sul percorso di gara al bivio per Misurina: lo scenario cambia, per 2 km siamo in salita di nuovo con la neve a bordo strada, i primi tifosi e altri ciclisti che stanno salendo da Dobbiaco o Cortina senza essersi girati come noi mezzo Cadore. Arriviamo rapidamente al lago e piombiamo in uno scenario in parte fantastico, con il lago, l'albergo di fine 800 e le cime innevate, in parte da fiera paesana: c'è un pieno di spettatori, camper, qualche stand, altoparlanti. Ci sorpassa la carovana del giro, una sequela di maxisuv pubblicitari con reggaccio a palla, più indicato per un festone in spiaggia che per la tormenta che ormai infuria. Superiamo in qualche modo l'ingorgo di mezzi curiosi e animatori e attacchiamo la salita, nel primo tratto duro ma affrontabile: il problema è trovare spazio tra chi sale a piedi, chi sta bivaccando attaccato a boccione di vino da 5 l. La strada rimane pulita, l'unico problema adesso è superare la salita: il piccolo dettaglio del 39 25 non mi lascia tranquillo, ci guardiamo con Melk e decidiamo di andare ognuno del suo, sarà una lotta: il primo tratto di 2 km è duro ma fattibile, qualche battuta di incoraggiamento, qualche invito a usare le energie per trombare (rispondo col classicissimo "tu sorella" e continuo a spingere). Riesco a scambiare 2 battute con un ciclista inglese e il suo amico neozelandese, entusiasti dello spettacolo e quasi contenti della tregenda di neve che ci sta cadendo addosso: se portiamo la pelle in cima sarà qualcosa da raccontare: eccoci al tratto di discesa, ultima occasione per rifiatare, poi iniziano i 3 km più difficili: l'inglese e il kiwi scelgono lo stop and go, 100/200 metri a tutta e poi una sosta, scelgo di spingere da seduto con qualche rilancio sui pedali. C'è sempre più gente ai lati, un genio decide di darmi una spinta decisamente maldestra e mi sbilancia, smanaccio e rilancio per tenermi in piedi: sono al limite, sto reggendo per orgoglio e basta, vorrei una compact e un pignone da 28: il riferimento ogni 100 metri aiuta, ai 2 km la strada si impenna ancora di più e la neve aumenta: i riferimenti diventano l'alpino a lato strada, il botteghino più avanti: becco una spinta buona per un paio di metri, poi il tipo mi dice che si sta preparando per spingere Cavendish: 1 km, l'ultimo, le curve e sempre più gente, sorpasso l'inglese e il neozelandese fermi a rifiatare, spingo ancora, 300 m e l'ultima curva, ci siamo, è fatta,siamo in cima. Raggiungo Anto dietro le transenne, mi copro e ascoltiamo gli aggiornamenti degli speaker da radiocorsa: la fuga si sta sciogliendo, Capecchi avanti e poi Pirazzi e Weening, stanno imboccando la salita, il gruppo maglia rosa rimpicciolisce. Poi il momento che tutti attendevano: Nibali scatta, impazziamo tutti, annunciano i 20 secondi di vantaggio, arrivano le auto dell'organizzazione, poi dalla tormenta spunta lo Squalo in maglia rosa, sta spingendo ancora, ci passa accanto rilancia e va a trionfare. I 19 secondi che da al bambino Duarte sembrano eterni. C'è un incoraggiamento per tutti, piu caldo per Scarponi che resiste al gelo e per Evans che si e difeso a mozzichi, per Pozzovivo con una vistosa benda, per i gruppetti che arrivano alla spicciolata, coi velocisti spinti per dal pubblico fino alle transenne. Sacha Modo lo sale per ultimo col mio stesso stile, sembra finito con l'ammiraglia accanto a sostenerlo, ma domani sarà l'unico a impensierire Caveman a Brescia.
Rientro alla "centomila borracce di ghiaccio" della discesa, con migliaia di persone che scendono nella nevicata per 10 km, le bici che non frenano, mani gelate, Anto col caffè del soccorso alpino e Melk rifugiato in un bar al lago di Landro e un vov caldo con la panna: e stato bello ed emozionante esserci, domani si pedala ancora.

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